Il nuovo ristorante che ha conquistato Cannaregio con una venezianità autentica nei piatti e nell'atmosfera

Pubblicato il 9 dicembre 2024

Il nuovo ristorante che ha conquistato Cannaregio con una venezianità autentica nei piatti e nell'atmosfera

A un anno dall'inaugurazione siamo tornati da Gheni Restaurant, in una di quelle calli incorniciate da scorci pittoreschi che i veneziani sono soliti identificare come “ai Tre Archi” (una deviazione per nulla scontata della famosa Strada Nova). 

È proprio fuori dagli automatismi dei GPS che noi cacciatori di autenticità troviamo pane per i nostri denti; ed è dal pane, simbolo del debutto di Eugene Gjokaj “Gheni”, che ha inizio il nostro pranzo.


L’aria, qui, è densa di tutto ciò che gli stessi spazi hanno vissuto in una vita precedente, di ex magazzino. Un'atmosfera carica di una venezianità onnipresente: sui caldi giochi di luce-ombra che animano il mattone a vista, scaldato dai timidi raggi del sole autunnale; tra le rughe delle travi di legno massiccio che sovrastano l'unica sala; ed è anche nel clima conviviale che si crea in uno spazio privo di barriere, fisiche e intangibili, tipico di quegli ambienti in cui ognuno si sente a proprio agio.

Tra i tavoli in marmo nero dell’intima saletta, capita di sperimentare una condivisione ormai quasi dimenticata, che unisce il nome del buon cibo e del goliardico spirito veneziano.


Ma torniamo al pane, da gustare da solo o da intingere nel verde brillante dell’olio EVO “Mosto”, non filtrato: i lievitati rievocano il debutto di Gheni nell’imprenditoria del settore, con l'omonimo panificio a Mirano (VE).

In abbinamento un fresco Franciacorta, nelle generose dosi “alla veneziana”, per restare fedeli ai sentori di lievito e panificati.

Uno sguardo al menù, lascia subito intendere che siamo ben lontani dal concetto di quelle carte infinite che scombussolano l'occhio e creano lunghe attese al momento della scelta, per poi lasciare a bocca asciutta (buon intenditore intenda!). Un numero ridotto di opzioni dall'antipasto al dolce, dai frutti dei nostri mari alla più ricercata selvaggina dei monti. Oltre alla carta, una selezione di piatti della settimana denota cura per la stagionalità e la freschezza, oltre alla predilezione per la filiera corta.


Tra gli antipasti, abbiamo scelto la zucca al forno con capesante, invitanti sin dal profumo delicato, impreziosite da una gratinatura al caffè: la prima forchettata travolge il palato con un contrasto dolce amaro bilanciato. Ogni sapore esplode nella sua purezza, schivando il rischio della prevaricazione degli uni sugli altri.


Proseguiamo con uno spaghetto piacevolmente al dente, velato da un carpaccio di scampo crudo, dolce e scioglievole come burro alpino. Il sapore del mare viene accostato in questo piatto al carattere rustico del cavolo nero, tipico delle campagne venete. Infine, bacche di Goji qua e là spezzano questo quadretto tutto veneziano con una nota di colore e di sapore inconfondibile, di grande personalità.


Il bis di primi si completa con un assaggio di risotto alla granseola su cui vengono sparsi "petali” danzanti di katsuobushi. Anche qui, l'ossimoro tra l'avvolgente cremosità del sugo e il sentore affumicato del tonnetto più “in” del momento, lascia il segno. Il completamento del piatto al tavolo dall’oste-chic e l’abbinata con il buon pinot bianco “Arzentan”, rendono il tutto, se possibile, ancora più gustoso.


Mentre lo stomaco si riempie dei generosi sapori della nostra terra, gli occhi si colmano di bellezza nel cogliere dettagli estetici graziosi, come lo stelo lungo e affusolato dei calici e la raffinata rugosità dei piatti a “cappello del prete”; nel frattempo, le orecchie fanno il pieno di genuine risate, apprezzamenti e suoni che riflettono un godimento e un'estasi palpabile tra i commensali. Proprio questo ci unisce in una conversazione in cui è partecipe anche lui, Gheni, il patron-oste che dirige l'intera serata con eleganza e una rara cordialità professionale.

Nel cuore della sala, è lo chef Massimo Traverso a dare spettacolo con l'arte dell'impiattamento, insieme alla sua brigata - Alex Bertoldo, Davide Pellegrini e Raimondo Squeo -. L'esperienza si conclude con un Rocher fondente al caffè e una Namelaka allo Champagne, che conferma l'inclinazione del locale verso una delle regioni più amate della Francia (anche da noi italiani, appassionati del bere bene!). Complice la carta vini.


All'abbinamento al calice ci pensa, anche in questo caso, “el paron de casa”: un Traminer austriaco Trockenbeeren-Auslese del 2004. Che lo chiamino anche "oro liquido” è un aneddoto che incuriosisce, ma che lascia poco spazio alle considerazioni personali: bastano uno sguardo alle sue sfumature preziose e un primo sorso timido alla sua importante corposità e il primo termine di paragone è proprio il più nobile dei metalli.


Una passeggiata nella tipica corte che ci si aspetta nel cuore dei palazzi storici della nostra cara Venezia ed è subito sogno di una serata d’estate, su quei comodi divanetti con la compagnia giusta e una cenetta che sa di casa.

Usciamo con le pance piene e la soddisfazione di aver trovato una chicca da sfoderare per far colpo su chi amiamo, ma soprattutto per star bene, intimo, lontano dalle folle, da scomode formalità e dalle trappole per turisti!

Gheni Restaurant
Fondamenta Savorgnan, 535 - Venezia
Telefono: 3888315312
 

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scritto da:

Micol De Pisi

Nata e cresciuta nella terra dell’Arte e della Cucina per eccellenza, eccomi qua! Un’esteta golosa, 100% italiana, sempre affamata di Bellezza e di nuove succulente avventure. Amo la calma dei monti, ma vivo nella frenesia e nella mondanità della città.

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