Viaggio sulle Ferrovie Appulo Lucane da Gravina a Bari. Come vivono e dove mangiano i pugliesi dell'entroterra

Pubblicato il 2 dicembre 2023

Viaggio sulle Ferrovie Appulo Lucane da Gravina a Bari. Come vivono e dove mangiano i pugliesi dell'entroterra

- Due biglietti Irsina-Bari, grazie.

- Vuol dire andata e ritorno?

Ci siamo, in questa innocua domanda fluttua l'anima di chi convive con i turbamenti quotidiani dell'entroterra. In quel punto interrogativo si nasconde l'essenza di un popolo che ha imparato a fare i conti con le fermate fantasma e a sapersi orientare grazie alle braccia nodose degli ulivi, grovigli di Monet oltre il finestrino.                                                                                 
Andata e ritorno: ecco le coordinate della Murgianità.                                                   
Credo che il sentimento melanconico di chi sta sulla soglia sia una delle cose più complesse da spiegare, d'altronde nascere tra Basilicata e Puglia è un po' come ritrovarsi a sbrogliare i fili di una matassa intricata abbandonata per anni nella scatola dei biscotti, di fianco a spilli e bobine di cotone. Si tratta di quell'abitante del confine - del passaggio rinnovato e ricalcato direbbe Augè - che si abitua fin da subito a dondolare sui mai scontati binari delle Ferrovie Appulo Lucane, tentando ogni santo giorno di selezionare le coincidenze, prevedere gli intrecci più agevoli per arrivare nel migliore dei casi in un tollerabile ritardo al cospetto della baresità. 


Viaggiare sui treni Fal, nella cattiva e nella buona sorte, insegna a bastarsi, a trovare il modo di cavalcare con destrezza le incertezze delle partenze e i timori degli arrivi. Ed è al galoppo su quelle titubanti carrozze che il pendolare appulo lucano si ritrova a combattere con una mobilità lenta, che ad ogni singola tratta sembra farsi più capricciosa, tanto da riuscire con abilità a gonfiare assieme alle distanze i suoi già provati nervi. L'indigeno delle zone interne sa bene che, se vorrà trovare gli slanci che solo la costa regala, gli toccherà correre in stazione per prendere un treno testardo che gli chiederà di avere pazienza, di sfruttare i ritardi per notare le curve accavallate di timide nature. Magari quel treno cercherà di dirgli che alla fine c'è tempo per lasciarsi trascinare dalla bellezza del mare, per stupirsi dinanzi alla policroma vivacità dell'urbanità barese... e che il viaggio tra le vie intestine è invece il momento per un recupero emotivo della transumanza che non si è mai davvero pronti a compiere.


La traversata da Gravina a Palo del Colle porta con sé il brusio di fischi ferroviari, voci sottili che si scambiano all'orecchio segreti agresti, profani racconti di vita contadina. Chi ha l’impellenza o semplicemente la voglia di perdersi fra i borghi di questo tratto deve sapere che quel sentimento cadenzato potrà sentirlo in bocca sotto le arcate in tufo del gravinese 13 Volte (Via Guglielmo Marconi 13, Gravina In Puglia. T:0803251286), nell’autenticità del Vecchio Ponte (Via Araldo Di Crollalanza 27, Altamura. T: 0803112339), cattedrale della pizza ad Altamura, alla luce dei camini ardenti della Taverna del borghese a Palo ( Piazza Armando Diaz, 28 - Palo del Colle. T: 0802483221).
Una pausa di gusto per poi tornare forse a bordo e continuare la corsa verso l'urbanità. Così, i sentieri carsici iniziano ad abbracciarsi tra le rotaie, colgono l'occasione per sussurrarsi qualche mistero di famiglia, rispolverando il ricordo di ciò che c'era fra colline e ferule prima della ferrovia, come fanno i parenti del Sud alla cena di Natale.


Queste storie dette a mezzo fiato cominciano a far più rumore nei pressi della stazione di Modugno, ormai a pochi chilometri dal mare. Qui il passeggero avverte un cambio di rotta fisico e spirituale, forse perché si lascia alle spalle le pendenze accigliate della Murgia. Il petto si gonfia, la voce dei paesaggi si fa più squillante, i vagoni scivolano tra percorsi pianeggianti... Ma non siamo ancora arrivati alle esuberanze di Bari, al comunicativo taglio d'occhi dell'area portuale e agli odori di umide pastelle tra i vicoli della città vecchia. Sotto quegli apparenti sentieri lineari pulsa ancora l'anima in bilico del carsismo appulo lucano, che taglia e smerla ovunque grotte e lame. Modugno è sicuramente la prima zona in cui il viaggiatore Fal si predispone a spogliarsi del primo strato di introversioni provinciali, ma ancora con prudenza. In quella accennata cautela si nasconde l'irrazionale paura dell'uomo di terra.


Paura di perdere nelle acque adriatiche l'archè, i propri moti bucolici e il proprio diritto alla stanchezza. Paura che fuori dai margini boschivi tanto familiari non si sia più in grado di schivare l'iperattivismo, la bulimia del dover fare, che non si sia capaci di rivendicare la facoltà del riposo. Paura di snaturarsi, di non esser più liberi di far quattro passi in piazza solo se è festa o il tempo permette. Paura di non poter più concedersi quel piatto di brasciole al ragù dell’osteria modugnese Cic’r sfritt (Corso Vittorio Emanuele, 39 - Modugno. T: 3391323290), perché poi incombe il turno di lavoro pomeridiano che promette di fermarti la digestione. Eppure durante tutto il tragitto, con il profilo che sfiora il vetro, non si è fatto che agognare l'arrivo alla stazione barese. Sembrava non si vedesse l'ora di provare la libertà del passo veloce ed europeo in Piazza Umberto, di saltellare tra le intriganti vetrine di Via Sparano, di far proprio un po' del neoidealismo crociano che campeggia tra le sedute lunari di quel salotto buono. Strano essere quasi nel capoluogo di regione e temere adesso di sentir svanire l'intima indole periferica, di esser travolti dalla cultura estroversa del centro.


Ecco, il fischio di fine tratta.
- Bari Centrale!

Si scende. L'energia verace di questa porta d'Oriente investe il viandante. Siamo qui, nel cuore cittadino, ma della preoccupazione di smarrire l'introspezione di borgata non c'è più alcuna traccia. A pochi chilometri dalla stazione, sul lungomare, a perdita di sguardo oltre il Teatro Margherita, due amici corridori si aggiornano sui successi dei rispettivi figli:

- Sai, mio figlio sta a Milano, quello ormai è il centro del mondo. Che devi fare!?

- Eh, 'u sacc. Mia figlia è tornata adesso da Berlino. Lì tutto va veloce, dice che l'Italia a confronto è solo una periferia. Un viaggio si può pure fare, però io da Bari, dalla mia Puglia non me ne andrei mai. Ti dirò, avrei anche un po' paura. E poi...il mare, la terra, l'odore di fritto, l’assassina di Celso, (Urban Assassineria Urbana Via Domenico Nicolai 10, Bari. T:0806458469 www.urban.bio) che ci invidiano pure a New York: vuoi mettere?!

- Ma quelli tornano, tornano...

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scritto da:

Giuliana Vendola

Murgiana classe ’94. Laureata in Scienze Filosofiche, bioetica, etica ed antropologia, scrivo per Il Quotidiano Italiano. Presto sempre attenzione ai miei luoghi, ai loro odori e sapori, al loro irrompente domandare. Quando ero bambina mia madre mi propose un corso di nuoto, io le mostrai le mie sgangherate poesie. Lei capì che ci avrebbe pensato la scrittura ad aumentare la mia capacità polmonare.

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