I dolci della pastry chef Serena Galetta di Altamura sono un antidepressivo naturale, noi li abbiamo provati

Pubblicato il 11 gennaio 2024

I dolci della pastry chef Serena Galetta di Altamura sono un antidepressivo naturale, noi li abbiamo provati

“La dolcezza salverà il mondo”, avrebbe detto Dostoevskij se avesse assaggiato una tartelletta al pistacchio della pasticceria Sevì di Altamura. Perché in una società che bada alla concretezza, in cui siamo sempre pronti a chiederci se ci basterebbero mai delle giornate di 72 ore per permetterci di portare a termine i mille impegni che ci fagocitano, un pasticcino o un cioccolatino magistralmente realizzato da Serena Galetta è ciò che serve per rallentare l’avanzare del domani. Poi c’è bisogno di dolcezza per affrontare i dolori sociali, le storture che si consumano fuori e talvolta anche dentro le nostre case e la normalità passa attraverso gli zuccheri. Basti sapere che i dolci, la cioccolata, il miele e ogni altro ingrediente in grado di alzare la glicemia nel sangue abbia chiuso e buttato via la chiave dei momenti più bui della storia. Dopo la seconda mondiale, nei giorni della liberazione dal nazifascismo, i soldati statunitensi entrarono nelle città europee regalando cioccolata a donne e bambini e proprio durante questo conflitto il cacao venne inserito fra i “generi di conforto” per i suoi effetti benefici sia a livello fisico che mentale. Pensate che chi portava quella cioccolata, come lo scrittore Ernest Hemingway, che si trovava in Italia come volontario della Croce Rossa Americana e “assistente di trincea”, veniva chiamato “ragazzo della cioccolata”, perché portava ai soldati non solo la posta e i viveri, ma anche alimenti gratificanti e rigeneranti come il cacao.


Allo stesso modo le mani affusolate di Serena, sempre impegnate in laboratorio a girare mestoli nelle creme e stringere sac a poche, sono in grado di creare delizie incredibili che manderebbero in fallimento le case farmaceutiche di antidepressivi per il loro potere consolatorio. Questa maestra dell’alta pasticceria e del cake design sa bene, inoltre, che il successo di un dolce è la cura, la pazienza, l’empatia. Cura che è alla base dell’essenza dell’uomo, direbbe il filosofo tedesco Heidegger, che emerge nel sapersi dare del tempo, proprio quello di cui hanno bisogno i dolci: tempo per cuocere, per raffreddarsi, solidificarsi, per coltivare la bellezza del sé e dell’altro, imparare a donarsi e a gioire di quel darsi, per coltivare le relazioni in serenità ed equilibrio. Ed è così, con quella voglia a fior di pelle di gratificazione e coccole, che comincia il mio delizioso percorso di degustazione tra i cioccolatini artigianali quasi marmorei e i pasticcini con base di frolla adagiati come fossero piume nel bancone di Sevì Pâtisserie.


Premetto che non è stato affatto semplice scegliere cosa assaggiare tra quei coloratissimi mignon tradizionali, come le tette delle monache, i babà, le zeppoline, i monoporzione in versione rocher o cheesecake e le praline per tutti i gusti. Mi concedo un caffè per chiarirmi le idee dinanzi a quel ben di Dio, in attesa che Serena riesca a staccarsi anche solo un attimo dal laboratorio per suggerirmi le leccornie a misura di papille gustative.
Così aspetto in religioso silenzio, finché la bella pasticcera non giunge a passo leggero affianco a me, dedicandomi un po' del suo tempo per farmi sognare con i suoi cavalli di battaglia. 


Si inizia con la tartelletta al pistacchio e al cioccolato fondente, su base di frolla al cacao. Un monoporzione senza lattosio, ideale per chi ha voglia di rifarsi la bocca a fine pasto con qualcosa di cremosamente armonioso. Mentre sono ancora in estasi per il primo pasticcino, i miei occhi già puntano le lucide mini cheesecake che spiccano oltre il vetro. La mia scelta, appoggiata da Serena, ricade su quella ai frutti di bosco, dalle splendide tonalità rubino che la fanno sembrare un vero gioiello. Inutile dire che rischio di perdere me stessa dopo la prima cucchiaiata di crema al mascarpone e base biscotto, forse perché i miei sensi non sono preparati a cotanto misticismo.


Così, la nostra Serena, dopo aver visto il meraviglioso effetto dopante che la cheesecake ha su di me, pensa bene di provare ad accendere ancora una volta la miccia della mia golosità con la lemon tart, frolla classica con un cuore di crema al limone e un fiocco di meringa all'apice. Un dolcetto sfiosissimo e che ha la capacità di lasciarti una grande freschezza in gola: il mio preferito in assoluto in questa escalation di assaggi. Per concludere in bellezza mi viene proposto un rocher con mousse al pistacchio, una pralina ricoperta di granella al pistacchio su frolla al cacao che sancisce il mio definitivo innamoramento per questo tempio della dolcezza.


Ma come tutti i più bei sogni, che non vorresti finissero mai, il mio cammino dei sensi tra le opere d'arte di pasticceria di Serena Galetta termina, con in bocca ancora il sapore dell'autentico cioccolato artigianale che difficilmente riuscirò a dimenticare e nella mente il timore dei prossimi risultati di glicemia e trigliceridi nel sangue. Comunque vada, ne sarà valsa la pena...parola di lupetto!


Sevì Patisserie, Via Giuseppe Garibaldi 30, Altamura -Tel: 3792972035    

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scritto da:

Giuliana Vendola

Murgiana classe ’94. Laureata in Scienze Filosofiche, bioetica, etica ed antropologia, scrivo per Il Quotidiano Italiano. Presto sempre attenzione ai miei luoghi, ai loro odori e sapori, al loro irrompente domandare. Quando ero bambina mia madre mi propose un corso di nuoto, io le mostrai le mie sgangherate poesie. Lei capì che ci avrebbe pensato la scrittura ad aumentare la mia capacità polmonare.

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