​Perché possiamo continuare a mangiare tranquillamente, e bene, nei ristoranti cinesi e giapponesi

Pubblicato il 16 febbraio 2020

​Perché possiamo continuare a mangiare tranquillamente, e bene, nei ristoranti cinesi e giapponesi

Prenotazioni annullate e ristoranti semi deserti: quando la disinformazione, e l'ignoranza, giocano brutti scherzi.

Oltre all'epidemia da Coronavirus, in questi giorni stiamo assistendo, e chi subendo pesantemente, un'epidemia di ignoranza: dobbiamo proteggerci. Il segnale, forte, di quanto stia incredibilmente accadendo verso le comunità cinesi di un po' tutta Italia me lo ha dato il murales della street artist Laika apparso in piazza Vittorio, a Roma. Se da una parte è doveroso informarsi correttamente, da fonti autorevoli, sul Coronavirus emerso in tutta la sua pericolosità con l’epidemia di polmonite a Wuhan, nella provincia di Hubei; dall'altra si è generato in molte città italiane un odio razziale nei confronti del popolo cinese, e di tutto quanto sia cinese, che ha del vergognoso.


Disinformazione e ignoranza, dicevo, sono alla base della fobia di tutto ciò che è asiatico, ma resta una magra giustificazione difronte a un allarmismo che sta avendo pesanti ripercussioni soprattutto sulle attività. Prima di tutto sui ristoranti che hanno registrato drastici cali di avventori e molte disdette di prenotazioni. E quindi come stanno veramente le cose? Quali le precauzioni che dobbiamo realmente prendere e quali le "fake news" a cui non dare credito? Ho cercato di fare il punto, anche sentendo gli "accusati", i ristoratori cinesi e la loro opinione; da Venezia, a Bari.

Non bisogna evitare i ristoranti cinesi e i cittadini cinesi

Non c’è alcun pericolo nell’andare a mangiare nei ristoranti cinesi e giapponesi in Italia; e in tal senso vale la pena ricordare quelli che fanno della cucina della tradizione o reinterpretata un vanto. Come spiegano gli esperti, il rischio contagio, infatti, non riguarda i cibi. Roberto Burioni, professore di microbiologia e virologia al San Raffaele, ad esempio ha spiegato che la trasmissione del virus «avviene sempre per via respiratoria e mai attraverso il cibo, anche se crudo». Sempre Burioni ha spiegato anche perché sia infondata la paura del contagio da parte di persone di cittadinanza cinese. «I cinesi in Italia sono esposti come tutti gli altri al pericolo di contrarre il virus, che non bada a razza e colore della pelle e che comunque da noi non ha generato alcun focolaio di infezione», spiega ancora il virologo. I due casi confermati in Italia, infatti, sono infezioni di primo grado, cioè hanno contratto il virus in Cina.

Non ci si difende dal virus con metodi "Fai da te"

L’Oms ha diffuso una serie di “buone pratiche” da adottare per ridurre il rischio di contagio, molte delle quali, in realtà, sono di basilare buon senso: evitare il contatto stretto con soggetti affetti da infezioni respiratorie acute; lavare frequentemente le mani; evitare contatti non protetti con animali di fattoria o selvatici; persone con sintomi di infezione acuta delle vie aeree dovrebbero mantenersi a distanza, coprire colpi di tosse o starnuti con fazzoletti usa e getta o con i vestiti e lavarsi le mani; rafforzare, in particolare nei pronto soccorso e nei dipartimenti di medicina d’urgenza, le misure standard di prevenzione. Non esiste alcuna prova che ingerire acido acetico, acqua salata, etanolo o steroidi possa avere un qualsiasi effetto benefico nel combattere il virus. Allo stesso modo non è dimostrata alcuna efficacia del fare sciacqui nasali con soluzioni saline, prendere antibiotici, fare gargarismi e risciacqui, mangiare aglio o cospargersi di olio di sesamo per evitare il contagio.

Sono stati diffusi video falsi e foto false a proposito del Coronavirus

Sono circolati sul web molti video e immagini false o decontestualizzate. In primo luogo, i video e le immagini che ritraggono persone orientali che mangiano pipistrelli, serpenti o topi vivi non hanno alcun legame col virus. Allo stesso modo non risultano collegati con il virus 2019-nCoV i video di persone orientali che si accasciano per strada, che sono circolati negli ultimi giorni.

E i ristoratori cinesi cosa ci dicono a proposito?

La voce di Christian Zaccaro del Kisen di Milano: "I 14 anni di esperienza hanno reso Kisen Sushi il punto di riferimento della cucina giapponese di alta qualità a Milano. Questa reputazione porta anche la grande responsabilità di un servizio impeccabile e della cucina eccellente. Abbiamo sempre creduto che per offrire il meglio fosse obbligatorio utilizzare solo materie prime di alta qualità. Proponiamo, infatti, solo prodotti italiani e giapponesi provenienti da fornitori di fiducia. Il nostro claim “Feeling Excellence” è una conferma della nostra filosofia".

A Mestre, Venezia, abbiamo sentito lo staff di Saikesushi Restaurant che tiene a specificare: "Rispettando tutte le norme igieniche e di prevenzione, Saikesushi è una garanzia di sicurezza. Assicuriamo che nessuno del nostro personale e dei collaboratori si è recato in Cina negli ultimi tre anni, tanto meno nelle zone a rischio. Garantiamo inoltre che tutte le materie prime sono di provenienza italiana e giapponese. Il nostro ristorante, tutti gli operatori, e tutti i servizi, pietanze incluse, sono completamente sicuri".

Da FirenZen, a Firenze, la titolare Teresa ci dice che non riesce mai a prendere qualcosa se prima non è lei a provarla. Deve assaggiare tutti i prodotti e se è sicura li usa anche per il suo ristorante; verdure, carne e pesce li prende al mercato di San Lorenzo (al piano inferiore, dove c’è il vecchio mercato), che è proprio a due passi dal suo ristorante, tutti gli altri prodotti, in particolare asiatici, dai suoi fornitori di fiducia, ma sempre in Italia.

Segue Bund, sempre a Firenze, dove puntualizzano che i loro prodotti sono tutti italiani, come tanti ristoratori a Firenze, e non solo a Firenze, si riforniscono alla Metro; hanno anche fornitori di Milano, il tonno è siciliano, il salmone norvegese, ma la maggior parte dei prodotti sono italiani. Prodotti del posto, del territorio, non importano nulla dalla Cina.

A Roma ecco la voce di Linda e Jessica Lu, titolari di Wild Ginger e Tako Sushi: "Nei nostri piatti utilizziamo solo ingredienti di origine italiana ed europea al 100%. Il pesce, ad esempio, proviene solo dalla Norvegia e dal Mediterraneo, il riso è italianissimo".

Fino a Bari dove dal Moya puntualizzano che: "All'interno del nostro ristorante serviamo esclusivamente pesce fresco e di qualità, con esperienza professionale pluriennale. Noi al Moya "non serviamo il virus".

  • RISTORANTI E CIBI ETNICI

scritto da:

Maggie Ferrari

I miei ricci parlano per me. Scatenata e bizzarra la notte, frenetica e in carriera di giorno. Toglietemi tutto ma non i miei apericena in centro e la malinconia del weekend, quando mi manca Milano.

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