Design, qualità e amore per il territorio in un orcetto: la storia di Frantoio Oleario Vincenzo Fazio a Bitetto

Pubblicato il 8 marzo 2022

Design, qualità e amore per il territorio in un orcetto: la storia di Frantoio Oleario Vincenzo Fazio a Bitetto

Giovanni e Raffaella Fazio, quarta generazione impegnata nella produzione di famiglia, hanno portato l'olio dei propri alberi nel futuro

Guardare lontano è un talento di pochi. Tra questi, ci sono sicuramente Giovanni e Raffaella Fazio, due giovanissimi di Bitetto, che hanno votato la propria vita alla produzione olivicola e al suo commercio. Ma non si sono limitati a raccogliere l'eredità delle tre generazioni di frantoiani che li hanno preceduti. Hanno visto una strada nuova, quella della valorizzazione di un prodotto di qualità attraverso la vendita di orci colorati e packaging personalizzati, e hanno deciso di imboccarla. Ecco la storia di un successo familiare, quella di Frantoio Oleario Vincenzo Fazio, che racconta l'amore per la propria terra.

Giovanni e Raffaella, come nasce il Frantoio Fazio?
Giovanni: Il Frantoio Oleario Vincenzo Fazio nasce nel 1999, ma la nostra storia d'amore con l'olio extra vergine d'oliva è iniziata molto prima.

Cioè?
Giovanni: Intorno alla fine dell'ottocento, il mio bisnonno e i suoi fratelli andavano a Rossano, in Calabria, per molire le olive raccolte. Dopo qualche anno, stanchi di dover affittare un frantoio così lontano, ne comprarono uno in centro, a Bitetto. Lì il mio bisnonno ha messo radici e ha creato la sua famiglia. Complice una partita a carte, mio nonno e suo fratello giocarono le sorti del frantoio di famiglia, che passò a mio nonno. Da lì, l'eredità passò a mio padre, che lavorò nell'azienda fino al 1998. Poi si decise di cambiare sede, cambiando anche la ragione sociale.


Quando siete entrati in azienda?
Giovanni: Siamo cresciuti in frantoio. Dopo il diploma da perito meccanico, ho lavorato in un'altra azienda per sei mesi, ma il mio cuore mi diceva di tornare ad occuparmi degli affari di famiglia. Il commercio dell'olio è venuto dopo, quasi per gioco.

Quando avete iniziato?
Raffaella: Nel 2017. Abbiamo iniziato a disegnare il nostro logo quasi per gioco. Poi abbiamo creato la lattina, gli orci, la grafica, il sito, lo shop online. Abbiamo iniziato a lavorare per i matrimoni, confezionando bomboniere personalizzate per gli sposi. Pian piano abbiamo messo a punto anche la linea dei prodotti, dai monocultivar di Coratina e Peranzana, a tutti gli oli aromatizzati. Ce ne sono diversi: al peperoncino, limone, zenzero, tartufo, basilico e arancia.


Qual è quello più venduto?
Giovanni: Contrariamente alle nostre previsioni, quello all'arancia! I ristoratori che collaborano con noi lo adorano!

Qual è il vostro metodo di molitura?
Giovani: Facciamo estrazione a freddo, utilizzando un frangitore a coltelli e la gramola. Riusciamo a controllare la temperatura, tenendola sui 27-28 gradi. Fino al 2014 utilizzavamo la molazza, ora è solo un ricordo.


Avete una stretta collaborazione con gli chef del territorio: quando avete iniziato?
Giovanni: Durante il lockdown. Abbiamo avviato una partnership con lo chef Mimmo Bufano, avviando dei contest sui nostri social, che hanno avuto molto successo. Instagram e Facebook sono diventati mezzi molto importanti per dialogare con i nostri clienti.

Olio e ristorazione: com'è cambiato questo rapporto?
Raffaella: La ristorazione è cambiata perché è cambiata la cultura di chi si siede a tavola. I corsi di assaggio dell'olio si sono moltiplicati. Noi stessi ne abbiamo frequentato uno tenuto dalla Federazione Italiana Sommelier e abbiamo notato che tra gli appassionati non c'erano solo operatori del settore, ma anche semplici appassionati. Sono loro che chiedono al ristoratore di fare scouting e portare in tavola più di un olio.


Perché è importante che uno chef usi un olio buono?
Giovanni: Lo chef deve far capire che l’olio non è un semplice condimento, ma un alimento. C'è il prodotto adatto all'abbinamento col pesce, quello perfetto per la mozzarella o per la carne. L’olio va valorizzato perché diventa parte integrante e importante del piatto.

Oleoturismo, qual è la vostra ricetta?
Raffaella: Da novembre a gennaio, di domenica, proponiamo la visita in frantoio con degustazione. Inoltre, abbiamo stretto una partnership con il B&B Petranima di Cisternino, offrendo il nostro olio in omaggio agli ospiti. In più, abbiamo in cantiere un progetto con il Cammino Materano.

Di cosa si tratta?
Raffaella: Volevamo associare il nostro frantoio al cammino, ospitando i camminatori in un oil bar in cui fare cultura dell'olio mentre si aspetta di riprendere la strada.

Ormai il Frantoio Oleario Vincenzo Fazio è una realtà consolidata anche nella vendita degli oli al dettaglio. Cosa ha detto vostro padre dei risultati?


Giovanni: Niente, il che significa che è contento! Il commercio all’ingrosso è un lavoro completamente diverso da quello della vendita al dettaglio. Oggi camperisti e turisti arrivano a noi grazie ai social, producendo effetti economici sul lungo periodo. La gente comincia a conoscerci e noi siamo felici di poter rispondere con la nostra qualità.

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scritto da:

Stefania Leo

Giornalista e appassionata di cibo, amo vedere e raccontare tutte le storie che si intrecciano in un piatto. Cucino, leggo e non mi fermo davanti a nessun ingrediente sconosciuto: è solo il punto di partenza per un nuovo viaggio gastronomico.

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